Il convegno organizzato dal Tinnitus Center di Roma, nell’ambito della Tinnitus Awareness Week 2017, ha costituito un punto di incontro tra le figure professionali maggiormente coinvolte nel percorso diagnostico e terapeutico e i pazienti affetti da acufeni, una modalità molto usata negli altri Paesi, soprattutto quelli anglosassoni ed in particolare in Inghilterra, ma ancora poco utilizzata in Italia.
“Il nostro centro continuerà a promuovere momenti di riflessione e tavole rotonde – spiega il prof.Alberto Eibenstein, fondatore del Tinnitus Center romano – poiché l’acufene è una patologia spesso sottovalutata ma che affligge in modo importante numerosi pazienti di fasce d’età variabili, spesso anche molto giovani, che hanno bisogno di una corretta e costante informazione, sabato ne abbiamo avuto conferma”.
Sono state tante, infatti, le persone che hanno raccontato la propria esperienza nel corso della tavola rotonda dell’11 febbraio, facendo emergere chiara la necessità di essere confortate sulle metodologie diagnostiche e soprattutto delle possibilità di cura degli acufeni .
“Alcuni hanno riportato un primo approccio non soddisfacente con lo specialista – sottolinea Eibenstein– tanto da credere che la TRT, ovvero la Tinnitus Retraining Theraphy, sia inutile. Chi soffre di acufene deve essere trattato in modo multidisciplinare e comprendere che soltanto con una visione globale del problema si può arrivare alla sua soluzione. Rivolgersi soltanto all’otorino, infatti, può non bastare. Esistono diversi metodi di trattamento e ciascuno va tarato secondo la sintomatologia del paziente, il suo modo di rapportarsi alla malattia, la sua età. Spesso si pensa che i dispositivi acustici siano l’unica cura ma a volte può essere necessario un percorso più articolato per convivere con il disturbo uditivo e tornare ad una buona qualità di vita. A seconda dello stadio, una terapia sonora può certamente essere utile, unitamente a un supporto cognitivo-comportamentale”.
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