Individuare l’ideale dell’identità vocale richiede un analisi delle risonanze della produzione fonica, dei suoi significati evocabili e non dichiarati, andando oltre il carattere informativo e denotativo della parola per valutarne la valenza evocativa.
Il termine e-vocativo è da interpretare nella sua accezione etimologica di trarre fuori, chiamare fuori (ed è la voce che chiama) da sé e dall’altro le passioni e le e-mozioni (emotus: participio passato del verbo emovere che significa “smuovere”, “rimuovere”, “cacciare via”, “allontanare”). La capacità evocativa della voce agisce come una forza misurabile sul piano della visibilità e della tattilità più che sul piano dell’udibilità: la forza evocativa fa sì che la voce rappresenti in toto il soggetto emittente, svelandone personalità, abitudini, condizioni sociali, dinamiche relazionali.
Allo stesso modo questa capacità evocativa, fa sì che la voce interagisca a diversi livelli con il soggetto ricevente: la materialità volatile del suono pervade tutto ciò che incontra, le onde sonore pro-ducono delle oscillazioni in ogni atomo dell’ascoltatore, facendo risuonare all’unisono l’interiorità di chi emette il suono con l’interiorità di chi lo riceve. Sull’epidermide dell’ascoltatore risuonano le stesse sensazioni propriocettive che accompagnano l’emissione del parlante. La vibrazione fluida e armonica della laringe e del corpo si riflette in una risposta armonica delle cellule dell’apparato neurosensoriale e motorio dei corpi circostanti, così come una vibrazione sonora spezzata e antimelodica può creare disagio. La “vis evocativa” fa sì che il soggetto ricevente avverta su di sè la costrizione o la dilatazione dei muscoli faringei, l’abbassamento o il sollevamento della laringe, la riduzione o l’apertura del tratto vocale, insieme alle sfaccettature psico-emotive da cui si profilano. È sulla base di queste risonanze che soggetto emittente e soggetto ricevente entrano in relazione.
Dr.ssa Carmela Stillitano
Mozart Brain-Lab e metodo Tomatis
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